ATELIER DE THOMASIS – Le sorelle della moda

Alessandra e Simona, due sorelle unite da un destino che si tramanda da oltre 40 anni. Sono cresciute tra aghi e fili, avvolte nei ricordi di scampoli di tessuto che, nei periodi più bui della loro esistenza, le hanno avvolte con tutto il loro colore.

Hanno imparato a disegnare con i gessetti che la loro mamma Antonina e il loro papà Giuseppe lasciavano ovunque. Hanno imparato ad addormentarsi cullate dalla macchine da cucire, un rumore che ancora oggi le tranquillizza, come l’ultima volta, in pieno lockdown, dopo settimane di assordante silenzio, quando hanno finalmente ripreso a cucire le loro esistenze.

Con gli sforzi dei loro genitori sono arrivate ad essere una realtà di eccellenza abruzzese leader nell’ambito del façonismo italiano. I grandi marchi si rivolgevano a loro per i propri capispalla: la madre e il padre erano il connubio perfetto per portare avanti un’azienda di successo, con oltre 70 dipendenti affezionate ad un modo di vivere e lavorare che li rendeva unici.

Lui si occupava del rapporto con l’esterno, aveva il contatto con i clienti, con i fornitori, si occupava di contrattare i prezzi con i dirigenti delle grandi aziende che ci commissionavano il lavoro. Andava in giro per l’Italia per trovare e scovare nuovi possibili marchi da soddisfare.

La loro mamma invece era l’anima creativa dell’azienda, era colei che si occupava di far andare tutto come doveva andare, la produzione, la qualità, l’armonia in un ambiente così grande ma anche così familiare dove le chiacchiere, i pettegolezzi erano all’ordine del giorno…era lei che riusciva a bilanciare tutto, sia in ambito lavorativo sia a livello personale…

Quante chiacchiere tra sorelle, in quegli anni, impegnate ad imbastire un futuro a colori: Alessandra a Firenze e Simona a Milano, entrambe a sognare in grande per mantenere un’azienda di famiglia alla quale mai e poi mai avrebbero voluto rinunciare.

Ed è così che iniziò il grande passaggio generazionale, Simona girava l’Italia con il suo papà per firmare i contratti, contrattare i prezzi, imparare sul campo il mestiere…fu lì che iniziò a prendere le prime batoste..ad ogni incontro a cui si presentava c’erano solo uomini, giovani, in gamba, che tutto volevano tranne che rapportarsi con una ragazzina giovane, alle prime armi, che arrivava con sfrontatezza e pretendeva di gestire la riunione, di dire la sua su tempi, metodi, prezzi, costo minuto…..Simona iniziò a prendere le prime porte in faccia, nessuno voleva parlare con lei, tutti volevano continuare ad interfacciarsi con il suo papà.

Non fu troppo diverso il destino di Alessandra….anche lei, in mezzo alla linea di produzione, tutto il giorno tra le macchine, le collaboratrici che a stento la ascoltavano e che facevano fatica a riconoscerle l’autorevolezza della madre….

Per non parlare dei responsabili di produzione dei grandi marchi che quando arrivavano in azienda per controllare il lavoro, di Alessandra non volevano affatto sentir parlare, loro si interfacciavano solo con il grande capo, la signora Antonina.

Ma gli anni passano, le due sorelle si fanno le ossa, a forza di porte in faccia, di mancati riconoscimenti su ogni fronte…da ragazzine alle prime armi diventano donne…imparano ad affrontare la vita lavorativa e non.

E se c’è una cosa che hanno imparato in questi lunghi anni è che la realtà è sempre in grado di sorprendere: per quanto possano essere grandi volontà e determinazione, la forza del destino è di gran lunga maggiore. Ed un giorno, quel destino le ha completamente travolte, tagliando a zero sogni, aspettative ed anni e anni di storia ed esperienze.

Era già arrivata la crisi del Made in Italy. La delocalizzazione stava cominciando a mietere le sue vittime, era dura combattere contro la manodopera a basso costo e la scarsa qualità delle materie prime. Eppure loro continuavano a lavorare ostinatamente a testa bassa, come le avevano insegnato mamma Antonella e papà Giuseppe, per combattere una crisi che pensavamo fosse solo momentanea.

E mentre erano lì a combattere, un alluvione, a Pescara , la grande alluvione del dicembre 2013, distrugge la loro azienda: Simona, incinta al settimo mese, prova a recuperare, con l’acqua fino alle ginocchia, pezzi di vita e di storia ma non c’è nulla da fare. Alessandra prova a rimettere insieme i pezzi di un modello di lavoro che sembra quasi non avere più senso.

Passano mesi, nel frattempo nasce Daniele, il primo di 4 bellissimi “eredi” della famiglia De Thomasis (Daniele, Beatrice, Greta e Leonardo). Arriva una telefonata che riaccende un’idea, rimette in moto le macchine da cucire, richiama le dipendenti in cassa integrazione. Un marchio mondiale si rivolge alla loro “piccola” realtà per incominciare una nuova produzione a patto, però, che vengano introdotte delle modifiche strutturali.

Cavalcando l’onda della fiducia e della stima verso il committente, fanno tutto ciò che ci viene chiesto, senza firmare nulla ma con l’entusiasmo di chi crede che finalmente, dopo tanto dolore, la vita abbia deciso di ricompensarci dei sacrifici fatti.

Ma il destino, anche stavolta, non prende la piega sperata.

Dopo mesi di investimenti il committente si tira indietro. Arriva la sconfitta bruciante di un patto tradito, scendono le lacrime di un destino mancato e ora …. che fare? Come riorganizzare la nostre esistenze? Che lavoro fare?

La concorrenza si faceva sempre più incalzante e le grandi case madri erano pronte a lasciarti a piedi da un momento all’altro, di fronte al miglior offerente. Non potevano più rischiare tanto e se gli altri non credevano più nell’eccellenza loro perchè farlo?

Scelgono di puntare al massimo, con abiti sartoriali di altissimo livello per uomini d’affari e sposi: optano per tessuti di pregio, accessori in madreperla, collaborazioni con studi ed atelier nelle grandi realtà. Hanno vestito testimonial d’eccezione nella loro città ed organizzato happening per far tornare a circolare il gusto, le buone maniere, il savoir faire, l’eleganza.

Anche qui all’inizio le dissero che non era il settore per loro, che gli uomini non si fidano delle donne, che da sempre il sarto è uomo, che non possono loro, due giovani donne presentarci in ufficio del grande manager a prendere le misure…..NON PUO’ FUNZIONARE, RINUNCIATE!!!!!

Ma no, loro sono testarde, e se hanno deciso che l’atelier DE THOMASIS deve continuare a vivere così sarà…ce la faranno si sono dette…

Sono nati così due anni bellissimi. Finalmente le macchine da cucire avevano ripreso a camminare e, stavolta, la vita era quella che dicevamo loro. “Hai visto?” – Si sono dette l’una con l’altra – “Volere è potere”.

L’Atelier De Thomasis inizia ad essere un punto di riferimento per sposi, imprenditori, professionisti, o semplici amanti del buon gusto che vogliono farsi realizzare un abito su misura, sartoriale, elegante, di gran gusto…ora che i grandi sarti di sempre non ci sono più, le sorelle De Thomasis hanno scelto il momento giusto per puntare su questo settore di nicchia….

Ma all’inizio del 2020 i telefoni si spengono, le commesse non arrivano, i pochi ordini vengono disdetti…si comprende in fretta che di nuovo il mondo sta cambiando…arriva purtroppo un virus invisibile, subdolo e silenzioso mette in ginocchio il mondo.

La macchina da cucire smette di girare. Di nuovo. Per sempre. Forse. Smart working. Matrimoni annullati. Non c’è posto per l’eleganza, le buone maniere, il savoir faire, c’è da mantenere la vita. Ed è questa l’unica cosa che conta.

E’ il 18 Marzo, Simona ed Alessandra si sentono al telefono, ognuna rinchiusa nella propria casa….si domandano cosa fare, come poter contribuire a dare una mano alla propria città, al proprio paese, come poter dare una speranza alle loro collaboratrici che ogni giorno scrivono per chiedere cosa sarà di loro, del loro lavoro, della “loro” azienda, ….loro le rassicurano, le danno speranza…”non vi preoccupate ragazze qualcosa ci inventiamo, state tranquille”…..

Ed è così che il 18 Marzo iniziano a studiare…entrando in un campo che non è il loro: il campo medico, normative sconosciute, burocrazia difficile da interpretare e affrontare….ma ancora una volta non si arrendono…

Scendono in campo munite di ago e filo, tessuti traspiranti, ricerca e volontà. Iniziano a fare test, a provare…si imbattono in università, centri di ricerca, Istituto Superiore di Sanità…..tutti dicono, ancora una volta “ LASCIATE PERDERE, SIETE LONTANE, E’ TROPPO COMPLICATO, NON CE LA FARETE MAI…..”

40 anni di esperienza e tanta ostinazione…..arrivano a testare ben 11 prototipi diversi di mascherina chirurgica, con tessuti diversi, combinazioni impossibili, per arrivare poi ad AlesinaMask 2.0…….

Ancora una volta la loro perseveranza, la loro voglia di fare, la determinazione che per tanti anni i genitori le hanno inculcato, hanno avuto la meglio…..

Sono stati 2 mesi di notti insonne, di attese di una mail affermativa, di una risposta positiva….

Le macchine hanno ripreso a correre ed hanno iniziato una produzione su scala nazionale di AlesinaMask 2.0, una mascherina disegnata da loro, doppiamente certificata, doppiamente valida per proteggerci e proteggere.

Hanno scelto di investire sui dispositivi di sicurezza ma senza rinunciare alla bellezza. E sono state premiate. Sono state selezionate dalla protezione civile in Abruzzo per la distribuzione di mascherine a bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie: i bambini, grazie alla fantasia delle stoffe utilizzate, possono proteggersi senza rinunciare al gioco e all’allegria.

Arriveranno altre difficoltà forse, ma, ora più che mai, Alessandra e Simona sanno che continueranno a rimboccarsi le maniche, ostinatamente, perché quel filo cucito nel loro dna non sia mai destinato a spezzarsi.

Autrice


SIMONA DE THOMASIS

Azienda:


ALISIA ZELLI SRL

Leggi tutte le storie

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Gioielli che passione

Ho sempre amato i gioielli, fin da piccolissima  li chiedevo in regalo e li guardavo estasiata sui giornali. Mi piaceva giocare facendo dei mercatini di gioielli con le mie amichette utilizzando i regali di comunione e cresima. Dopo il liceo linguistico mi sono...

leggi tutto
Storia della casa famiglia “La Clessidra “

Storia della casa famiglia “La Clessidra “

Francesca. Sono Francesca 44 anni Oss ma nasco come fiorista, che da oltre 23 anni gestisce più di un punto vendita. E’ una realtà che mi piace molto perché ho avuto ed ho la possibilità di avere un contatto umano, con la gente con tutti gli annessi e connessi. Che...

leggi tutto