Yassmen Khamas

2013

Quando si è molto giovani può capitare di sentirsi persi, non si sa bene dove si voglia andare e spesso non si hanno grandi prospettive future. Non siamo stati educati a credere nell’astrattezza e nel valore delle proprie naturali inclinazioni, così, molto spesso, si finisce col convincersi che un’idea non possa valere l’impresa. Eppure non ho ancora perso la fiducia e l’amore per il mio lavoro.

A ventiquattro anni, e qualche scossone di troppo, non avevo voglia di diventare grande, di plasmare la realtà come nei miei sogni; mi sarei accontentata semplicemente di fare la cameriera ed è così che arrivai in quel pub. Fortunatamente la natura umana difficilmente può essere domata ed ecco che le mie naturali inclinazioni scalpitavano per venir fuori.

Lentamente cominciava a materializzarsi intorno a me l’idea di un contesto culturale dinamico e creativo, le mura stesse di quel palazzo meraviglioso emanavano qualcosa di magico che mi rapiva giorno dopo giorno. Coccolavo i clienti come se l’attività fosse già mia ed iniziavo a vedere molto più di un bancone e qualche bicchiere.

La gavetta mi fece realizzare che i sentimenti, le sensazioni, le vibrazioni positive possono essere monetizzate, non passano di moda e non hanno costi di manutenzione.

A ventisei anni il pub era mio, io ed il mio socio legati da un’affetto fraterno abbiamo creato uno staff che presto si è trasformato in una famiglia ed abbiamo espresso la nostra serenità regalando ai clienti attenzioni e buon umore, cosicché essi stessi sono diventati l’anima pulsante di un luogo delle meraviglie dove musica e colori dilagano fluendo leggeri attraverso menti creative che tra un sorso e l’altro si confrontano divertendosi.

Con devozione, un’attenta amministrazione e tanta fantasia, riusciamo anche in questi momenti bui a restare una delle realtà più solide della zona ed oggi, a trent’anni, la mia più grande soddisfazione resta quella di sentir dire: “il Groove è casa!”