Ia Ia ò

Era una mattina di giugno, 7.30, sorseggiavo il solito caffe nel bar del Centro Culturale Francese che affacciava nella giá rumoreggiante Salah Eddin Street, una delle vie del centro di Gerusalemme.

Presto sarebbe incominciata la mia lunga giornata di lavoro presso il Consolato Italiano.

Mi piaceva il mio lavoro lo avevo scelto per convinzione ideologica, rispecchiava  il mio percorso di studi di economia e la pratica del microcredito come aiuto alle piccole realtá imprenditoriali soprattutto rurali nei paesi dove l’ accesso al credito é difficoltoso, lo ritenevo uno strumento operativo di sviluppo molto valido…peró….pian piano.. venendo a contatto con le realtá che cercavamo di “sviluppare” tanto in Palestina quanto in Africa, non vedevo piú povertá o sottosviluppo ma tanta dignitá e capacitá di riuscire a gestire autonomamante le proprie risisorse esattamente nel modo che era loro piú congeniale….

Beh ritorniamo al nostro caffé…quella mattina la mia mente dichiaró a se stessa che aveva voglia di occuparsi di altro, avevo voglia di realizzare un progetto tutto mio dove avessi comunque potuto mettere il mio tempo a disposizione degli altri, di persone, ma da un’altra prospettiva; ad una cosa non potevo rinunciare la vicinanza al mondo agricolo che avevo oramai sperimentato, anche se dal di fuori, attraverso la mia professione.

Cosí concepi l’ idea della fattoria….una fattoria??  Si proprio una fattoria! Proprio come quelle che avevo visto in Zambia, in Benin, in Palestina, in Tunisia; dove si supponeva che io dovessi proporre loro delle vie di sviluppo in realtá erano loro che mi mostravano qualcosa che nella nostra societá sta scomparendo dato che la produzione di cibo é quasi intermente delegata al sistema agroindustriale dove il cibo é considerato una merce, una qualsiasi. E dove la vita segue il ritmo della cittá fatto di luoghi chiusi, di percorrenze nel traffico, di cibo imballato,  e di lavoro forse anche  ben remunerato  ma che manca di soddifazione.

L’idea iniziava ad essere chiara ed anche grazie alla scoperta della permacultura come sistema di progettazione decisi di riprendere in gestione le terre di mio nonno oramai in stato di abbandono. É cosí che naque Fattoria rural resilience.

Bene, da quel momento in contemporanea al lavoro, la missione che stavo svolgendo in Palestina sarebbe durata ancora per 6 mesi,  inizió un perido di studio spasmodico; si é vero, mi ero affacciata al mondo rurale ma nel concreto non sapevo da dove incominciare, mi gettai a capofitto in ricerche e business plan, cosa avrei prodotto e come? Poi mi venne in mente una domanda: cosa desidero mangiare? E cosa c’ é giá sul terreno? Queste domande furono le linee guida di sviluppo del progetto.

Nel frattempo in questi mesi incontrai sulla mia strada Christopher, francese, che di li a pochi anni sarebbe diventato mio marito e padre di Leonardo e con lui condivisi il progetto della fattoria, le sue gioie e i sui dolori.

Giorno dopo giorno iniziammo a sperimentarci in una vita diversa dove sostituimmo l’idea di comprare con quella di autoprodurre, quella di consumare con quella di risparmiare. Abbiamo chiesto agli anziani che vivevano intorno a noi di accoglierci nelle loro case e svelarci i segreti delle lavorazioni tradizionali. Studiavamo costantemente per trovare soluzioni ai problemi che inevitabilmente incontravamo sulla strada. Ci innamorrammo dell’arte di riuscire a fare crescere le nostre verdure, lavorare la nostra carne, avere il nostro miele, potare le nostre piante affinchè ci donassero i frutti, conservare i semi dei frutti piú belli per ripiantarli nella stagione successiva.

Oggi fattoria rural resilience é una piccola azienda agricola, alleviamo e coltiviamo la terra. I nostri animali tra cui galline, polli, pecore e maiali e le preziosissime api, vivono liberi o hanno ampi spazi a disposizione. Li nutriamo in modo biologico. Non usiamo alcun prodotto chimico sulle nostre coltivazioni tra le quali, insostituibile, il farro. Prarichiamo le rotazioni per lasciare rigenerare la terra.

Distribuiamo in citta i nostri prodotti direttamente ai nostri clienti perché crediamo nel recupero di un rapporto di fiducia tra chi produce e chi consuma. Amo quest’attivitá che svolgo e curo personalmente perchè mi permette di entrare nelle case delle persone, avere uno scambio relazionale e non solo commerciale.

Progettiamo le attivitá pensando a come impattare al minimo sul nostro ambiente, la fitodepurazione ci consente di recuperare e purificare tutte le acque reflue della casa e del laboratorio ed insieme alle acque piovane ci pemettono l’ irrigazione dell’orto, realizzeremo a breve il sistema di pannelli solari e quello del solare termico.

Nel 2017 abbiamo partecipato ad un bando regionale del Programma di sviluppo rurale della regione Abruzzo che ci ha permesso di realizzare oltre a questi investimenti per la sostenibilitá ambientale anche  il nostro piccolo laboratorio di trasformazione indispensabile per completare le nostre filiere.

Accogliamo persone da tutto il mondo attraverso la rete del Woofing, spesso sono ragazzi interessati ad intraprendere percorsi rurali e così hanno modo di vedere nel concreto come svolgiamo le nostre attività e nel contempo ci danno una mano perchè il lavoro, al di là della visione romantica, è sempre tanto e duro!

A volte le persone mi rivolgono questa riflessione, le tue produzioni sono piccole che profitto immagini di ottenerne? Si, è vero, abbiamo piccole produzioni e se c è una cosa che ho capito iniziando a svolgere la mia attività aziendale è che la quantità e la qualità sono inversamente proporzionali in materia di agricoltura, in concreto se aumenti le quantità diminuisci la qualità; dato che sulla qualità non sono disposta ad accettare compromessi rununcierò ad avere grandi produzioni. Ed aggiungo che non disdegno il profitto ma quello che cerco di ottenere è una giusta remunerazione del nostro tempo lavoro, il cibo non è una merce sulla quale ricercare il profitto secondo le leve tipiche che dell’econimia aziendale perchè è ciò che ci nutre e determina il nostro stato di salute, la nostra capacità di difendere il corpo dagli attacchi esterni, oggi questo tema ci è caro; determina anche la nostra sddisfazione in termini di gusto perchè spesso sui banconi dei supermercati troviamo cose di forme differenti ma che hanno tutte lo stesso non-sapore!

E poi rispondo ancora che.. sì, non starò accumulando grandi somme di profitto sul mio conto bancario ma una parte del mio profitto non è lì che lo si può cercare perchè non è monetarizzabile; è, come la definerebbero gli economisti, una bellissima esternalità positiva, il mio stile di vita pieno di avventure e di soddisfazioni.

Autrice


Francesca Biondi

Azienda:


Fattoria Rural Resilience

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2 Commenti

  1. Michea

    Sei il perfetto esempio di come la passione e la tenacia ci possano portare ovunque e fare qualunque cosa. Saresti lo stimolo reale per tutti coloro che vivono la vita passivamente e non trovano il coraggio di seguire la loro strada. Sei l’esempio di come come nella vita si possa sempre imparare qualcosa di nuovo e farlo pure bene! Sei un’amica trovata durante il mio percorso di vita è che spero non perderò mai. Brava Fra!

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  2. John A Lake, Jr.

    Your background, perspective, and fortitude positions you well to the challenges you are facing. That is crucial as the decisions you make will be as important as the extensive labor necessary to succeed. I salute both you and Christopher. Uncle John

    Rispondi

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